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Le pietre d'inciampo

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Le pietre d'inciampo

 

Nel 1995, a Colonia, l'artista tedesco Gunter Demnig ebbe l’idea di installare una piccola targa d’ottone, della dimensione di 10x10 cm, davanti alle case in cui avevano abitato le vittime della violenza tedesca,  non soltanto ebrei, ma anche gruppi etnici e religiosi ritenuti "indesiderabili" dalla dottrina nazista: omosessuali, oppositori politici, rom,  zingari, testimoni di Geova, pentecostali, malati di mente, portatori di handicap, etc. La targa, definita  “pietra d'inciampo” (ted. Stolpersteine) portava inciso il nome del deportato, l’anno di nascita, la data e il luogo della deportazione e la data di morte. Si trattava, per prima cosa, si ridare un nome a coloro che i nazisti avevano ridotto solo a un numero. A inizio 2010 erano state installate più di 22.000 "pietre" in Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi, Italia. Più che un inciampo fisico, si voleva stimolare un inciampo psicologico, visivo e mentale, che creasse un momento di riflessione per il passante. Poi l’iniziativa ha preso piede anche in Italia: le prime 30 pietre d'inciampo in Italia sono state collocate il 28 gennaio 2010, in occasione del giorno della Memoria, in 6 municipi di Roma, al fine di creare una mappa urbana della memoria: per raccogliere le richieste è stato aperto anche uno sportello presso la Casa della Memoria e della storia Altre 54 nuove pietre d’inciampo sono state collocate l'anno successivo, il 12 e il 13 gennaio 2011, lungo 24 strade e l’iniziativa si è allargata anche a Genova.

Recentemente il Museo della ndrangheta di Reggio Calabria e Casa Memoria Impastato di Cinisi hanno ricevuto un finanziamento di 250.000 euro per un progetto che, richiamandosi all’idea di Demning, prevede di sistemare alcune pietre d’inciampo, lungo il percorso dei famosi “cento passi” che dividono la casa di don  Tano da quella di Peppino Impastato: il progetto si allarga anche all’installazione delle Stolpersteine in luoghi simbolo delle vittime della mafia, quasi a disegnare la mappa di un analogo “olocausto” provocato dalla violenza mafiosa. Non conosco i particolari del progetto, cui non si può negare una più o meno latente ispirazione religiosa, quasi si trattasse di icone che segnano le stazioni di una possibile via crucis.  Se tutto ciò può servire a provocare un inciampo mentale, un flash che ti richiami alla mente un personaggio, la sua battaglia, la sua vita, la sua storia….

(S.V.)

 

 

( 15 maggio 2013 )



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