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Abruzzo: l'alluvione, il terremoto, i mascalzoni

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Abruzzo: L’alluvione, il terremoto, i mascalzoni….

 

I recentissimi arresti hanno ancora una volta confermato che, come già con Berlusconi, ci sono una serie di mascalzoni che lucrano sulle disgrazie delle persone e sulle devastazioni del territorio, di cui sono stati complici, per arricchirsi, senza preoccuparsi  di nulla, non dell’ambiente, non dei bisogni della gente.

 

L’Abruzzo ha vissuto un inizio di Dicembre drammatico: dopo la nevicata e le prime piogge delle due settimane precedenti, una vera e propria alluvione ne ha colpito le coste. Moltissime persone evacuate, interi comuni isolati, strade bloccate, milioni di euro di danni. L’8 novembre 2011, dopo i terribili eventi liguri, abbiamo intitolato un dossier “Liguria, una cartolina anche per l’Abruzzo”. Quella cartolina è giunta a destinazione due anni dopo, senza che nulla nel frattempo sia cambiato, ma non è stata letta. Subito dopo l’alluvione di inizio Dicembre, un vasto fronte di associazioni e movimenti (tra cui le nostre associazioni) ha reso pubblico un fortissimo dossier in cui si chiedeva una nuova consapevolezza e una decisa virata nelle politiche di gestione del territorio. Risanamento del territorio, no a grandi opere, modifiche ai piani demaniali, basta grandi strutture in territori a rischio.

 

Nulla di tutto questo s’intravede all’orizzonte.

 

E’ tornata invece in Consiglio Regionale la proposta di ridurre i confini del Parco Regionale Sirente-Velino, sventata per fortuna grazie alla straordinaria mobilitazione popolare e all’impegno sinergico del Parco stesso, delle associazioni ambientaliste e del consigliere regionale Maurizio Acerbo. E sempre Maurizio Acerbo ha reso noto che, nell’ambito dell’approvazione della “finanziaria regionale”, c’è stato un tentativo (non portato a termine!) di modificare le norme sulla Valutazione d’Incidenza Ambientale e denunciando che “dietro alla proposta di modifica della normativa si evince che si vuole sbloccare un progetto di una cooperativa che ha già avuto parere contrario dell'ente parco. Invece di rispettare le regole si preferisce riscriverle ad personam”. 

 

Le coste abruzzesi sono sempre più fragili e a rischio erosione, con le sue aree di altissimo pregio ambientale sempre in diminuzione, mentre in aumento c’è solo il cemento (ville, stabilimenti balneari, porti turistici). Montesilvano non sembra fare eccezione. Corrado Di Sante, compagno di tantissime lotte in questi anni e instancabile attivista in innumerevoli fronti ambientali, sociali e politici, denuncia che con il nuovo Piano Spiaggia in via di approvazione Montesilvano potrebbe dire addio alla vista mare. “Il mare non è  più una risorsa naturale, un bene comune con valore intrinseco (da godere e da sfruttare economicamente in maniera sostenibile) ma una mera scenografia che fa da sfondo ad attività commerciali di tutti i tipi. Vista l’erosione della costa e i cambiamenti climatici in atto  invece di liberare spazio si continua ad occupare l’arenile  con ulteriori strutture, spiace che l’unica preoccupazione degli “(im)prenditori del mare” sia quella di aggiungere attività su attività nelle concessioni, snaturando per sempre con la complicità delle amministrazioni il nostro arenile”. 

 

Il 29 Settembre 2010 ci siamo espressi per la prima volta su un progetto di riconversione industriale a Bussi, registrando le perplessità e gli allarmi riportati anche dalla stampa regionale. Tre anni e 3 mesi dopo il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua Pubblica (nel quale siamo impegnati anche noi) denuncia che incombe sul paese della mega discarica di rifiuti tossici (ancora in attesa di bonifica) una mega cava di centinaia di ettari, poco sopra l’acquifero che garantisce l’approvvigionamento idrico nell’area metropolitana Chieti-Pescara (almeno 500.000 persone!).

 

 

E’ passato un altro 31 dicembre e il Parco Nazionale della Costa Teatina non è ancora diventato realtà e non abbiamo ancora  alcuna certezza. Mentre continuano ad andare avanti progetti di mega resorti, porti turistici, lottizzazioni in riva al mare. Ci sono denunce, comunicati, dossier prodotti negli anni, sull’immensa colata di cemento e speculazione edilizia. Una speculazione su cui hanno banchettato anche cricche legate al riciclaggio di denaro e alle mafie. Ne abbiamo già scritto anche noi abbondantemente negli anni e quindi non ci ripeteremo. Sintetizza egregiamente il tutto quanto dichiarato dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri nel 2010: “È uno dei segnali più forti della presenza della 'ndrangheta. Nella normalità infatti, gli imprenditori costruiscono un primo lotto, vendono gli appartamenti già sulla carta e solo dopo aver recuperato i soldi iniziano i lavori di costruzione di altri edifici. Quando avviene il contrario, e si costruisce pur avendo un grande invenduto, lì c'è l'infiltrazione della criminalità organizzata che ricicla il denaro sporco. Bisogna intervenire in fretta se non si vuole consegnare il territorio a 'ndrangheta e camorra”.  Ma nonostante siano passati altri 3 anni, e i segnali di tutto ciò siano chiarissimi, sembrano ripetutamente mancare consapevolezza, indignazione e reazione civile. E l’auspicata svolta nella gestione del territorio. Nel mese di dicembre appena trascorso l’unica “protesta” che abbiamo registrato, con in prima fila alcuni sindaci del territorio, è stata proprio contro il Parco Nazionale della Costa Teatina e la sua istituzione. Un Parco che porterebbe troppe regole e vincoli e impedirebbe lo “sviluppo” del territorio…

 

Per essersi sempre battuto per il Parco Nazionale della Costa Teatina, attacchi e contestazioni sono avvenuti e continuano ad avvenire contro l’Assessore all’Ambiente del Comune di Fossacesia Andrea Rosario Natale, recentemente vittima anche di un’intimidazione in “stile mafioso”. Una intimidazione di cui, incredibilmente, secondo alcuni sarebbe “colpevole” lui stesso. Illazioni offensive e denigratorie, contro uno dei pochi amministratori limpidi e appassionati, strenuo difensore e amante della costa teatina e dell’Abruzzo intero. Una condotta che nell’Abruzzo figlio del clientelismo e della raccomandazione, terra di interessi particolari e di una politica troppo spesso piegata ad interessi diversi dal bene comune, viene ancora considerata da alcuni una “colpa”. Rinnoviamo a lui la stima, il sostegno (che lui mai in questi anni ha fatto mancare alle battaglie per l’acqua pubblica, contro la speculazione edilizia, per la tutela della costa, contro la “deriva petrolifera” e tante altre) e la solidarietà per l’intimidazione in “stile mafioso” recentemente subita e per queste illazioni offensive e denigratorie…

 

 

 

Alessio Di Florio

 

Ass. Antimafie Rita Atria

 

PeaceLink Abruzzo

 

Ass. Culturale Peppino Impastato

 

 

Contatti:

 

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( 8 gennaio 2014 )



Ci sono 1 commenti sulla notizia
Alessio Di Florio: 08/01/2014 16:03:44
Non se ne può più Rispondi a questo messaggio
Nuovi arresti per corruzione: L’Abruzzo e L’Aquila sono saturi: non se ne può più! Ancora una volta le abruzzesi e gli abruzzesi si trovano di fronte ad un amarissimo risveglio: nuove notizie di arresti, ancora nuove accuse di corruzione a esponenti delle Istituzioni. Non se ne può più! Non è possibile proseguire, in una successione che appare quasi infinita, a dover “aggiornare” la lista di reati e accusati. Tutto questo mentre, come ripetutamente denunciano movimenti, comitati, associazioni ed è sotto gli occhi di tutti e tutte, la ricostruzione de L’Aquila rimane ingabbiata in speranze che non riescono a far diventare certezze. Se le accuse di questa mattina verranno confermate nelle sedi opportune, il quadro è sconcertante. Le accuse degli inquirenti accusano ancora una volta chi dovrebbe esercitare la nobile arte della Politica di essersi piegato e subordinato a interessi di pochi a danno della collettività. E’ il filo rosso che unisce tutte le vicende giudiziarie degli ultimi anni. Son sempre riscritture dello stesso scenario: fiumi e fiumi di denaro che intrecciano interessi predatori di alcuni e la gestione di quella che dovrebbe essere la cosa pubblica. Tutto questo mentre le cittadine e i cittadini soffrono le conseguenze delle alluvioni, delle inefficienze dello Stato e degli Enti Pubblici, mentre L’Aquila non vede ancora un futuro. Siamo ormai prossimi al quinto anniversario dal terribile sisma. Ancor di più dopo gli arresti di questa mattina, è sacrosanto tornare a chiedere che si avvii la ricostruzione, che L’Aquila sia interamente ricostruita e restituita alla cittadinanza, che i diritti di chi continua a vivere e a subire la tragedia di quella notte siano definitivamente riconosciuti. Alessio Di Florio