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Appello per una Manifestazione nazionale contro la mafia in occasione del Forum sociale antimafia 2008 a 30 anni dall’assassinio di Peppino Impastato.

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Sono passati ormai trent’anni dall’assassinio politico-mafioso di Peppino Impastato e 29 dalla manifestazione nazionale contro la mafia che abbiamo organizzato a Cinisi in occasione del primo anniversario della sua morte.

Non possiamo dire che da allora nulla sia cambiato; abbiamo raggiunto obiettivi importanti con il nostro impegno e con la lotta quotidiana che abbiamo condotto io, mia madre, i compagni di Peppino, Umberto Santino e Anna Puglisi fondatori del Centro siciliano di documentazione di Palermo, successivamente dedicato a Peppino, seguiti da una parte della sinistra e dei movimenti legati alla nostra storia e alla nostra lotta.

Abbiamo affrontato un lungo percorso di fatica e di sofferenza che ci ha portato anche a sperimentare l’amarezza e la rabbia quando abbiamo toccato con mano le collusioni tra la politica, le istituzioni e la mafia.

Il lavoro di memoria e le attività portati avanti in questi anni sono stati difficili, ma non certo inutili: hanno contribuito a sviluppare una coscienza antimafiosa nelle nuove generazioni che hanno recepito positivamente il nostro messaggio.

Il pensiero, le idee di Peppino e la sua esperienza di militante comunista che guardava tutte le sfaccettature della realtà lo conducevano a partire dal basso, riprendendo la linea delle lotte contadine, anticipando i tempi e accelerando un processo di crescita e di presa di coscienza rispetto al pericolo costituito dalla mafia, fino ad allora volutamente sottovalutato: la sua era una vera e propria lotta di classe contro un sistema criminale basato sullo sfruttamento e sulla sopraffazione.

Non è stato facile per lui, così come non è stato facile per noi: abbiamo raccolto la sua eredità e siamo andati avanti, cercando di continuare giorno dopo giorno per costruire un progetto di antimafia sociale che partisse dall’esperienza di Peppino, dalle sue lotte nel territorio contro la speculazione edilizia, contro la disoccupazione, a fianco dei contadini di Punta Raisi che venivano affamati dall’esproprio delle proprie terre.

Peppino era in prima fila a Palermo nelle lotte studentesche del 1968 e nei movimenti del 1977, sempre alla ricerca di metodi innovativi, sfruttando al meglio con la sua fantasia e la sua passione i poveri mezzi di comunicazione che aveva a disposizione.

Facendo tesoro delle sue scelte e del suo percorso nel 1979 abbiamo sfilato per le troppo silenziose strade di Cinisi nella prima manifestazione nazionale contro la mafia, organizzata da Radio Aut, dal Centro di documentazione di Palermo, assieme ai compagni di Democrazia Proletaria e a quella parte di movimento che era rimasta profondamente colpita dall’uccisione di Peppino. Eravamo in duemila: persone che venivano da ogni parte d’Italia, con un misto di rabbia, dolore, determinazione ed entusiasmo per i nuovi contenuti che portavamo in piazza.

La mafia non era più un fenomeno locale, circoscritto alla Sicilia, ma un fenomeno che aveva invaso pericolosamente tutto il territorio nazionale, coniugandosi con ogni forma di speculazione, di corruzione, di collusione con le istituzioni e con il potere politico ed economico, accumulando grandi masse di capitale con il traffico di droga che provocava migliaia di morti per overdose.

Siamo stati poi catapultati in una situazione pesante; ci siamo scontrati con una realtà drammatica: la mafia aveva alzato il tiro uccidendo chiunque tentasse di ostacolare il suo processo di espansione. Giudici, poliziotti, politici, militanti della sinistra, giornalisti, tutti ammazzati uno dopo l’altro in una mattanza che è durata molti anni, troppi, ed è culminata con la strategia dello stragismo.

Abbiamo vissuto tutto questo sulla nostra pelle mentre eravamo impegnati nella ricerca della verità e non solo riguardo l’omicidio di Peppino, denunciando e mettendo in evidenza gli ostacoli più turpi, quelli più dilanianti, quelli causati dalla collusione mafiosa con una parte delle istituzioni.

Le vicende giudiziarie riguardo il “caso Impastato” lo dimostrano: forze dell’ordine, magistrati, politici hanno tentato in tutti i modi di non farci arrivare alla giustizia, orchestrando un depistaggio vergognoso e tacciando Peppino di essere un terrorista-suicida. Non ci sono riusciti.

Parlare di legalità oggi significa anche riportare alla luce la versione veritiera di quanto è accaduto a Peppino e più in generale dal dopoguerra in poi, da quei grandi movimenti di liberazione che furono la Resistenza antifascista e il Movimento contadino. Le stragi di stato e le trame nere hanno insanguinato il nostro paese: Portella della Ginestra, le bombe nelle camere del lavoro, l’eliminazione di circa 40 sindacalisti e militanti della sinistra, il piano Solo, Piazza Fontana, il golpe Borghese, Piazzale della Loggia, l’Italicus, il sequestro Moro, il ruolo di Gladio, la stazione di Bologna, il Rapido 904 ed altri eventi sono tappe fondamentali nel nostro vissuto, nel vissuto di un paese costretto con la violenza a rispettare gli equilibri e gli accordi internazionali e bloccato nel suo processo di rinnovamento.

La repressione del sistema è scattata costantemente e in maniera scientifica ogni qualvolta si è cercato di apportare dei cambiamenti nel sistema sociale e ogni qualvolta il regime democristiano è stato messo in crisi. L’intolleranza rispetto ad una vittoria delle sinistre alle elezioni e alla loro avanzata ha scatenato la violenza del potere reazionario e dei gruppi fascisti contro ogni tutela democratica.

Non parliamo di vicende remote e lontane nel tempo: ancora oggi pesano le impunità delle azioni criminali fasciste dovute alle coperture e complicità istituzionali, ed è per questo che è necessario insegnare l’antifascismo nelle scuole come uno dei pilastri fondamentali della nostra Costituzione.

Negli ultimi anni la violenza di Stato ha attaccato i movimenti di lotta sociale, come è accaduto a Napoli e a Genova in occasione del G8, riapplicando lo stesso schema e le stesse strategie repressive che hanno coinvolto istituzioni, gruppi dell’estrema destra, servizi segreti e mafia.

Ecco perché bisogna gettare luce anche su alcuni lati oscuri dell’omicidio di Peppino: dai processi è venuta fuori solo una verità parziale, anche se fondamentale, una grande vittoria, ma non le motivazioni che hanno condotto al depistaggio. La Relazione della Commissione parlamentare antimafia sul “caso Impastato” ha ricostruito le dinamiche e le responsabilità del depistaggio, ma i responsabili sono rimasti impuniti. 

Oggi, a distanza di tanti anni da quei fatti, viviamo una realtà che non si è affatto riassestata. Il sistema mafioso prolifera e i conflitti sociali non si sono mai assopiti: per far fronte alle degenerazioni della società, da cui scaturiscono le fortune politiche di personaggi come Berlusconi e di tanti altri, i movimenti continuano a mettere in pratica l’impegno dal basso ricoprendo un ruolo centrale nel mantenere viva l’autodeterminazione dei cittadini. È arrivato, però, il momento che acquisiscano una maggiore consapevolezza sulla centralità dell’impegno nella lotta alla mafia.

Bisogna rendesi conto che dopo il crollo del cosiddetto “socialismo reale” viviamo in una sistema di globalizzazione capitalistica, poco importa se la definizione più giusta sia imperialista o imperiale, che ricicla anche le forme più primitive di schiavitù, rilancia la guerra come forma di imposizione del dominio, rinfocola fanatismi e terrorismi, impone la dittatura del mercato e vuole cancellare le conquiste del movimento operaio, approfondisce squilibri territoriali e divari sociali, emarginando la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, esalta la finanziarizzazione speculativa. In questo quadro le mafie si moltiplicano, con fatturati del cosiddetto “crimine transnazionale” che raggiungono più di mille miliardi di dollari, e con la formazione di veri e propri Stati-mafia.

Le analisi condotte in questi anni dal Centro Impastato di Palermo, da La borghesia mafiosa a Mafie e globalizzazione, si sono dimostrate le più aderenti alla realtà.

I movimenti noglobal degli ultimi anni rappresentano una forma di resistenza al neoliberismo e al pensiero unico ma non hanno sviluppato un’analisi adeguata del ruolo delle mafie nel contesto attuale.

Nel nostro Paese le mobilitazioni di questi ultimi mesi che hanno visto centinaia di migliaia di persone scendere in piazza per chiedere di rispettare il programma di governo, per pretendere giustizia e verità sui fatti di Genova, per difendere i diritti delle donne hanno mostrato che è presente nei cittadini la volontà di cambiare lo stato di cose. In questa prospettiva di mutamento la lotta alla mafia è uno dei terreni decisivi della lotta per il soddisfacimento dei bisogni e per la democrazia.

Ecco perché è importante che tutte le realtà impegnate nella lotta dal basso (No GLOBAL, No TAV, No PONTE, No TRIV, No al DAL MOLIN, e gli altri) garantiscano la loro presenza a Cinisi il 9 maggio 2008 in occasione del trentennale dell’omicidio di Peppino, per iniziare un nuovo percorso, per costruire e dare la spinta ad un movimento di lotta alla mafia che segua un programma rivoluzionario, non astratto e sloganistico, ma concreto e praticabile, e che si ponga l’obiettivo di battere definitivamente il fenomeno mafioso.

Non possiamo continuare ad aspettare, abbiamo perso troppo tempo.

Se non riusciamo a costruire un progetto e a trasmettere un messaggio di fiducia e di speranza alle nuove generazioni, bombardate da una strategia della diseducazione che indica come esempi da seguire personaggi di successo cinici e sfrontati, politici e rappresentanti delle istituzioni spesso sotto processo o condannati per mafia, come Dell’Utri e Cuffaro, difficilmente riusciremo a far crescere in loro una coscienza democratica e antimafiosa.

E non possiamo rimanere inerti al cospetto dei più di 1300 morti l’anno sul lavoro, un’autentica vergogna nazionale, delle migliaia di morti per l’amianto, delle vittime della malasanità, delle vittime dei soprusi e delle violenze nei paesi emarginati.

Non possiamo rimanere inerti rispetto alle devastazioni dell’ambiente e della natura che stanno letteralmente distruggendo il nostro pianeta.

Non si può sorvolare sulla necessità della laicità dello Stato come forma di garanzia per l’uguaglianza sociale e giuridica di tutti, al bando delle differenze sessuali, etniche e religiose.

Facciamo appello a tutte le associazioni che lottano per una legalità non retorica e formale, sparse sul territorio nazionale, affinché ci diano il loro contributo di idee e di azioni per lo svolgimento della manifestazione del prossimo 9 maggio.

Qualcosa comincia a muoversi: i movimenti anti-pizzo hanno ottenuto i primi risultati, promuovendo il consumo critico e l’associazionismo, i senzacasa di Palermo chiedono e ottengono le case confiscate ai mafiosi, le scuole si impegnano in prima linea, una parte del mondo religioso ha mostrato di volersi impegnare.

Facciamo appello all’informazione democratica e ai mezzi di comunicazione liberi affinché ci sostengano e sviluppino una conoscenza reale delle mafie e dell’antimafia, mentre troppo spesso assistiamo a trasmissioni e servizi che danno un’immagine suggestiva di feroci criminali e riducono l’antimafia alle iniziative più spettacolari.

Chiediamo il loro contributo agli artisti che si dichiareranno disponibili affinché con la musica, il cinema, il teatro e lo sport si cominci un’opera di sensibilizzazione e di educazione adeguate.

È importante che anche i Comuni che hanno intitolato una strada a Peppino partecipino al trentennale, così come gli iscritti alle sedi dei partiti della sinistra a lui dedicate.

Facciamo appello alle scuole, agli insegnanti e agli studenti, affinché siano al nostro fianco  in questo difficile percorso.

Facciamo appello alle donne, ancora imbrigliate dai comportamenti  maschilisti della nostra società, affinché partecipino numerose per rinnovare la rottura di mia madre Felicia rispetto all’immobilismo culturale, bigotto e reazionario, e per ripercorrere i passi delle tante donne, madri, figlie, sorelle, che hanno fatto dell’impegno antimafia la loro ragione di vita.

Anche i sindacati devono assumersi le proprie responsabilità, mettendo al centro i problemi del lavoro nero, precario, ultraflessibile, riprendendo le battaglie che furono di Peppino e dei suoi compagni. E chiediamo alle forze politiche che si dicono democratiche di operare un taglio netto con mafie e corruzione.

Si parla tanto di criminalità, di riciclaggio, di lavoro nero, di immigrazione clandestina, di sfruttamento minorile, di violenza sulle donne, di violenza razziale e di altre problematiche che non ci danno respiro: troppe volte ci si ferma alle parole o si adottano strategie più deleterie degli stessi problemi che dovrebbero risolvere, come i cosiddetti “provvedimenti per la sicurezza dei cittadini”  che finiscono per annullare diritti umani fondamentali..

Esistono percorsi ben più sostenibili e compatibili con il benessere e il rispetto di tutti, che vengono però esclusi perché non fanno gli interessi dei soliti noti.

Aspettiamo ancora il perfezionamento della legge sulla confisca dei beni mafiosi, la legge 109 del ’96, proposta da Libera di Don Ciotti con una petizione popolare che ha raccolto un milione di firme sull’onda emotiva delle stragi di Capaci e via D’Amelio. L’intento era di avviare un nuovo percorso di sviluppo economico antimafioso, ma si è arenato negli scogli della burocrazia, del lasciar correre e degli interessi mafiosi.

Il 9 maggio a Cinisi, nell’ambito delle iniziative del Forum antimafia “Peppino e Felicia Impastato”, sarà un’occasione per riflettere su tutte queste tematiche, per far sentire la propria voce, per ribellarsi: siamo convinti che costruire un mondo senza mafia è possibile. Non solo, è necessario: un mondo senza questa “montagna di merda” che ci travolge. Il luogo scelto per la nuova Manifestazione Nazionale Contro la Mafia è Cinisi, non solo perché è lì che Peppino è nato ed ha svolto le sue attività, ma anche perché è da sempre una roccaforte dell’organizzazione mafiosa; lo fu ai tempi di Cesare Manzella prima e di Tano Badalamenti poi.

Ma tuttora il nostro paese è un pilastro del controllo mafioso: i clan locali sono rappresentati nella “commissione regionale” ed hanno un rapporto diretto con i capimafia; così è stato con  Provenzano e con Lo Piccolo fino a poco fa.

È ora di attivarsi: dal 9 maggio in poi vogliamo cominciare a respirare aria pura, intrisa di libertà; vogliamo iniziare a vivere la gioia della bellezza.

Peppino, con il suo sacrificio, ci ha dato tanto. Non basta ricordarlo. Bisogna raccogliere quanto ci ha lasciato e continuare; dare nuova vita al suo pensiero e alla sua azione di uomo libero, ma soprattutto di siciliano libero. 
 
 

Giovanni Impastato 
 
 
 

“Il gruppo dirigente democristiano nello scacchiere politico locale, come su quello nazionale, si pone come un’associazione di tipo mafioso, non solo e non tanto per la convergenza di mafia e di clientele parassitarie che è riuscito a suscitare e ad aggregare attorno a sé, quanto per il modo stesso, banditesco e truffaldino, di concepire ed esercitare il potere”. 
 
 
 
 
 
 

Peppino Impastato 
 
 
 

Pensate che sia cambiato qualcosa? 

( 9 maggio 2008 )



Ci sono 12 commenti sulla notizia
cristina: 15/03/2008 23:06:02
pagina vuota Rispondi a questo messaggio
Cosa significa questa pagina vuota? Non abbiamo ancora capito che le mafie non sono più, da moltissimo tempo, solo un affare del Sud? Anche Saviano, come Peppino, ha cercato di spiegarcelo:la mentalità mafiosa appartiene a tutti coloro che scelgono l'illegalità, anche quella ambigua e subdola della quotidianità, e questo non ha territori. La mafia ci riguarda tutti, ne siamo tutti vittime!
(anonymous): 16/03/2008 15:02:51
noi Rispondi a questo messaggio
spero di poter camminare per il 9 maggio,dovremmo essere in tanti. Dobbiamo far capire che la mafia si crea anche dal nostro silenzio. Il sign Impastato è riuscito da solo a fare paura a tanti mafiosi, quindi tutti insieme dobbiamo portare avanti ciò che lui ha iniziato. La paura crea il distacco fra la gente, il coraggio ci rende uniti
Marco: 19/03/2008 01:06:39
cos'è cambiato? Rispondi a questo messaggio
pensate sia cambiato qualcosa? questa frase mi fa pensare tanto: tu, Giovanni, pensi sia cambiato qualcosa? e soprattutto quanto ci credi nella democrazia?
cristina: 21/03/2008 22:32:15
è cambiato qualcosa? Rispondi a questo messaggio
Qualcosa cambierà se noi cambieremo, ognuno nel proprio modo di vivere e pensare. Tanto cambierà quando la cultura e l'informazione saranno di nuovo considerate strumenti di libertà e di crescita morale. Tutto cambierà quando saremo uniti nel scegliere la legalità come forma di rispetto nei confronti della società e quindi di noi stessi. E se ce lo diciamo da nord a sud un pò è già cambiato.
alice: 28/04/2008 20:15:41
alice frosinone Rispondi a questo messaggio
ogni persona che fà sentire la propria voce cambia qualks....nel sistema attuale regna sovrana la corruzione,la mafia...su cui peppino impastato ha speso la sua vita ad insegnare...nulla cambia se noi non lo vogliamo e voi? da ke poarte state ,fate sentire la vostra voce...e un giorno qlks cambierà......
Irene: 04/05/2008 18:39:20
Un ringraziamento sincero Rispondi a questo messaggio
Salve,sono una studentessa che stamattina ha ascoltato,emozionandosi,le parole di Giovanni Impastato nel dibattito,successive al film "I Cento Passi". Mi sento in dovere di ringraziare quest'uomo che mi ha fatto capire il mio posto nel mondo,il mio compito, cioè quello di non rimanere indifferente,passiva ma partecipare e lottare per poi fare la differenza.Grazie x questa dose di speranza e di fiducia che ha dimostrato di avere in noi giovani! Voglio difendere la bellezza di esistere.
Hilde: 05/06/2008 12:48:57
parole come tamburi Rispondi a questo messaggio
La nostra forza è nelle parole che pronunciamo, nelle idee che difendiamo, nei valori che coltiviamo... nonostante le mafie, nonostante le sconfitte politiche, nonostante le morti, continue, numerose, leaceranti. Grazie per la vostra presenza e l'impegno mai vano. Il messaggio di Peppino continua a suonare.. parole come tamburi...
Fausto: 05/07/2008 02:18:05
Cambiare la Sicilia? Si può! Rispondi a questo messaggio
Cosa può fare una goccia d'acqua? Poco o nulla. Ma se tante gocce d'acqua cadono su una pietra dura e forte, la scavano. Dobbiamo essere tante gocce d'acqua che lasciano il solco per coloro che verranno dopo. Noi stiamo dando il massimo. A Siracusa abbiamo organizzato degli incontri con gli studenti di diverse scuole in città a cui faremo vedere il film "I cento passi" seguito da un dibattito aperto ai giovani perché i giovani sono il futuro. Il futuro della Sicilia.
SENZA-NOME: 04/08/2008 20:23:59
Se qualcosa cambia, solitamente, è in peggio! Rispondi a questo messaggio
che triste...che squallida tristezza paludosa; sento la mia vita ricopera di verdastra melma schifosa e sento che a cambiare sono solo le faccie, anche se spesso neanche quelle...in sicilia diciamo: l'erba tinta nun mori mai! ed proprio vero! il parlmento è invaso da uominicchi (o quacquaraquà!) che hanno mediamente 75, 80 anni (a fare alzare la media dell'età sono personaggi come andreotti, che erano in parlamento già dalla prima repubblica; a farla abassare sono le varie ballerine soubrette, pornodive e regine dei salotti che ci regalano per allietarci la vi(s)ta e per farci credere che ci siano delle donne (donne? chi, quelle sono donne?) in parlamento) che si nacondono dietro finte facce nuove, che sono nuove solo perchè hanno comprato un chirurgo estetico con i nostri soldi!!! cazzo, i nostri soldi per regalarci una bella faccia nuova di zecca, ma non per questo migliore...anzi una bella faccia di bronzo dove tutto scivola via. sono incazzata, sono incazzata nera e non cambia niente...il vecchio modo di fare politichetta mafiosa alla democristiana è risultato efficace, perchè stracciarlo? noo, riproponiamolo! adesso abbiamo le tv, i giornali, internet, i telefonini, c'è il benessere, la gente sta quieta e la si può controllare con più facilità con più rapidità con più capillarità di un tempo!!! i democristiani sono dappertutto, se per democristiani si intendono quegli uomicchi (quacquaraquà) che facevano carriera comprando i voti! i democristiani sono nel pd, sono nel movimento per l'autonomia, sono nel pdl sono nell'udc sono anche in quelle fazioni che si dicono estremiste, ma che fanno ridere i polli!!!tanto a destra quanto a sinistra. ieri ti offrivano un posto di lavoro, in cambio di un voto, oggi coprano i vostri figli che vivono fuori perchè in sicilia non hanno lavoro, perchè in sicilia (la nostra puttana triste, che da senza chiedere niente, che viene usata, sfruttata, maltrattata, spremuta e gettata come un agrume) non possono strare tranquilli, comprano anche i vostri figli che come me sono fuori per studiare ma che non hanno la possibilità di scendere per votare, ragalando loro, DI TASCA PROPRIA, UN BEL BIGLIETTO AEREO, PER ANDARE A VOTARE A CASA...OOOOOHHH, CHE GENEROSI, MA PERCHè RAGALATE QUESTI BIGLIETTI AEREI, QUANDO TRENITALIA FA LO SCONTO DEL 60% SUI TRENI PER CHI SCENDE A CASA A VOTARE? LORO COMPRANO LA MIA LA TUA LA NOSTRA LA VOSTRA LIBERTA' CON UNO SCHIFO DI BIGLIETTO AEREO, COSì MAMMA' è CUNTENTA, TI VEDE BELLO FRESCO LINDO E RILASSATO , NON HAI DOVUTO AFFRONTARE 18 ORE DI TRENO PER ESSERE LIBERO DI SCEGLIERE IL MENO SCHIFOSO SULLA PIAZZA, AL PATTO CHE PERò TU VENDA LORO LA TUA ANIMA...AMMESSO CHE TU ABBIA UN'ANIMA!!!... è TUTTO UN DARE AVERE, IO DO A TE UN BIGLIETTO AEREO DI ANDATA E RITORNO E TU VIENI BELLO BELLO PULITO E SERENO IN SICILIA, DOVE CI SONO IO, TUO COMPAESANO GENEROSO, CHE MI SONO CANDIDATO ALLE REGIONALI, E MI DAI IL TUO VOTO!!! E NON HAI VIA DI SCAMPO!!! MI DEVI VOTARE... IO HO COMPRATO PER L'OCCASIONE TUTTI GLI SCRUTATORI PRESIDENTI E COPPOLE VARIE, ANCHE IL RAPPRESENTANTE DI LISTA QUESTA VOLTA è MIO, LA ROMPICOGLIONI DELLA VOLTA SCORSA L'ABBIAMO LIQUIDATA, NON SI PROPONE PIù PERCHè NON VUOLE AVERE ROGNE...VèSTITI BENE, FAI FINTA DI NIENTE...CI SONO I CELLULARI CON FOTOCAMERA, E SE NON PUOI USARE QUELLO, TRANQUILLO!!! BASTA CHE FAI UNA CROCE CON UN PENNARELLO DIVERSO, CON UN EVIDENZIATORE MAGARI, POI SCENDI TI SPIEGO TUTTO IO DI PERSONA, PER TELEFONO NON POSSIAMO PARLARE DI QUESTE COSE...CHE SCHIFO!!! non è cambiato un cazzo! anzi si, è cambiato tutto! una volta i democristiani erano loro e basta. potevi vederli, riconoscerli identificarli...oggi i demomafiosicristiani sono ovunque...guardiamoci le spalle e gridiamo ad alta voce... non vi vogliamo più!!! vaffanculooooo!!!
Maura: 05/09/2008 09:24:16
Libertà Rispondi a questo messaggio
in tv ho appena visto un documentario, parlava proprio di peppino, della lotta contro una realtà cosi grande da divorarlo...io non sono siciliana e credo di non poter capire come si possa vivere in una realtà come quella mafiosa o forse si...ma vorrei urlare al mondo intero e sopratutto ai vostri concittadini che la LIBERTà in qualsiasi forma essa sia è SACRA E NESSUNO DEVE PRENDERNE LE REDINI SE NON NOI STESSI. con il cuore a Cinesi, Maura Popoli, (PE)
Elena: 05/09/2008 12:23:40
Anche la Calabria e il Mezzogiorno Rispondi a questo messaggio
Non solo la Sicilia si può cambiare ma anche la Calabria e tutto il Mezzogiorno.... Dovremmo prendere esempio da Peppino e denunciare ogni sorta di illegalità. Grazie peppino. Affinchè il tuo nome sarà pronunciato sarai sempre vivo. Un altro mondo è possibile Con affetto Elena
Claudia: 05/09/2008 19:42:39
l'ignoranza Rispondi a questo messaggio
Nella mia scuola oggi c'erano affissi manifesti su peppino,poesie.. Ma soprattutto nella mia scuola oggi c'era chi non sapeva chi era Peppino, o parlava a sproposito,dicendo che era lui il mafioso. Devo ridere o piangere? Io un po sinceramente ho pianto