Ucciso da Cosa nostra l'11 agosto '82
di AMDuemila - 11 agosto 2015
Paolo Giaccone fu ucciso l'11 agosto di 33 anni fa davanti al Policlinico di Palermo, l'ospedale dove prestava servizio come medico legale. Ad attenderlo tra i viali alberati c’erano tre uomini, di cui uno a bordo di una 126, che faceva il ‘palo’. Gli altri due lo assassinarono con numerosi colpi di pistola. Poi si dileguarono su di una moto.
Giaccone, tra i più validi esperti di medicina legale, divenne una vera e propria spina nel fianco per Cosa nostra nel momento in cui gli venne affidato l'incarico di esaminare l’impronta digitale di alcuni sicari che, nel dicembre del 1981, si erano resi responsabili di una sparatoria a Bagheria, quartiere di Palermo. In quell'occasione erano rimaste uccise quattro persone. Quell’impronta, appartenente a Giuseppe Marchese, nipote del boss di Corso dei Mille Filippo Marchese, rappresentava l’unica prova per incastrare gli autori del delitto.
Da quel momento Giaccone iniziò a ricevere, da parte dell’avvocato di Marchese, numerose pressioni e minacce per indurlo a manomettere le conclusioni della perizia dattiloscopia. Ma il medico si oppose sempre ai continui inviti e la perizia consentì di condannare il killer al carcere a vita. Una coraggiosa presa di posizione, un conto aperto che Cosa nostra era decisa a chiudere definitivamente.
Dell'omicidio Giaccone parlò, in seguito, anche il pentito Vincenzo Sinagra, che rivelò alcuni particolari accusando Salvatore Rotolo, poi condannato all'ergastolo con il primo maxiprocesso a Cosa nostra. L’avvocato di Giuseppe Marchese, invece, venne arrestato per le minacce indirizzate più volte al medico.
Di Paolo Giaccone ne traccia un ricordo il ragionier Piero Terzo, ex Presidente dell’AVIS di Palermo che, con Giaccone, fu animatore e ri-fondatore dell’importante Centro per la raccolta del sangue.
Il Policlinico di Palermo è oggi intitolato a Paolo Giaccone, medico coraggioso che non si piegò alla violenza dei vili boss mafiosi.
Un aspetto della sua vita, noto a pochi, per ricordare un caro amico.
Era il 1970 quando ci incontrammo presso il Centro Trasfusionale AVIS che il Prof Ideale Del Carpio assieme al Prof Giaccone aveva creato nel 1963 presso l’Istituto di Medicina Legale e che era sotto la direzione di quest’Ultimo. Direzione condotta con disinteressato Amore. AMORE verso l’AVIS, AMORE verso gli altri. Questo l’aspetto più significativo della Sua figura di uomo. Fui invitato, in qualità di socio, a partecipare all’Assemblea annuale dell’AVIS. Ci presentammo in quattro con il sottoscritto. Il Prof. Giaccone dichiarata aperta l’assemblea in seconda convocazione, ci relazionò brevemente sulle cause dell’esiguità del numero di donatori – non ultima la mancanza di organizzazione – e ci pose quindi un solo quesito: sciogliere la sede AVIS di Palermo o rifondarla rimboccandoci le maniche. Ci guardammo negli occhi ed optammo per la seconda soluzione. Primo fra tutti però c’era Lui, Paolo Giaccone: ci ospitava ogni settimana presso il suo studio professionale, e assieme, assiduamente, si cominciò a riorganizzare l’Associazione. Così diventammo amici. All’assemblea dell’anno successivo eravamo presenti già più di cinquanta soci.
Pur essendo uomo e professionista affermato, non aveva nulla di scostante, era semplice, affabile ma soprattutto Amico. Infine l’onestà. Da tutti unanimemente attestata, adamantina, che costituiva una certezza incrollabile per le Sue perizie medico-legali. Per questo è stato ucciso, ma chi ne ha decretato la fine non sapeva che avrebbe privato gli ammalati negli Ospedali e l’AVIS di una persona capace, che operava per una maggiore disponibilità di sangue per tutti, e per una più qualificata presenza del Centro Trasfusionale all’interno del Policlinico.
53 anni, Medaglia d’Oro AVIS con 56 donazioni (l’ultima una settimana prima dell’assassinio), aveva coinvolto alla donazione la moglie e la figlia Milly, la maggiore di quattro. Come non ricordare la gioia e la commozione quando aveva voluto Lui stesso, nella qualità di Presidente Regionale, consegnarle la medaglia di bronzo. Presidente della Comunale fino a quando, nel 1981, non fu designato all’unanimità a dirigere l’AVIS in Sicilia. Sotto la Sua presidenza era stata formulata dal Consiglio Direttivo una proposta di piano sangue che era già stata diffusa, e costituiva una base proficua di discussione. Altre iniziative erano state ideate per rilanciare l’AVIS – e le altre associazioni di donatori in Sicilia – conferendole maggiore consapevolezza del ruolo da svolgere nel moderno Servizio Sanitario.
Ricoprivo la carica di Presidente dell’AVIS Comunale di Palermo e quell’11 agosto dell’1982 ricevetti una telefonata che mi informava dell’orribile fatto: fui tra i primi ad arrivare al Policlinico, riuscendo a vederlo, per l’ultima volta.
(Antimafia duemilka)