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Gruppo
OM
Il
gruppo nacque a Terrasini, nell'estate del '74, per iniziativa di un
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"Tommy" |
gruppo di giovani che avvertivano l'esigenza di tentare un'operazione
culturale nel campo teatrale, in rapporto al vuoto culturale che caratterizzava
il paese e al bisogno di una qualsiasi forma d'intervento e di aggregazione
giovanile. In un salone del vecchio e abbandonato Palazzo D'Aumale si
cominciarono a preparare alcune attività discretamente frequentate.
I componenti, circa una ventina, si trovavano in uno stadio pre-politico,
fondato più su un "coagulo affettivo" che su un motivato processo di
aggregazione con una propria identità culturale e politica: all'interno
non mancavano forti resistenze e remore verso tutto ciò che proveniva
da sinistra, in un paese in cui la sinistra era estremamente minoritaria,
priva di tradizione di lotte e considerata il concentrato di tutti i
mali possibili. Sono da ricordare alcuni momenti, come la rappresentazione
de "Il pozzo dei pazzi", da parte della Compagnia del Sarto, di Franco
Scaldati, una commedia a metà strada tra l'allegoria fantastica e la
rappresentazione cruda della condizione sottoproletaria dei quartieri
palermitani più malfamati; nell'aprile del '75 il gruppo preparò L'eccezione
e la regola di Bertold Brecht e, nella scelta dlell'autore non mancò
qualche problema; il primo maggio dello stesso anno venne a fare una
rappresentazione la Comuna Baires, un gruppo argentino d'avanguardia,
molto noto per alcune scelte teatrali trasgressive e impegnate.
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"L'eccezione e la regola" |
"Comuna Baires" |
Nello stesso periodo cominciavano a manifestarsi i sintomi di una crisi determinata
dalla paura di una possibile politicizzazione: l'ambiente locale democristiano,
non appena si rese conto di questo pericolo fece di tutto per togliere
il locale, agitando davanti ai ragazzi lo spauracchio dell'insuccesso
e dell'isolamento dal contesto sociale. La debolezza ideologica legata
all'incapacità di sapere difendere lo spazio conquistato finì con l'orientare
la parte più interessata del gruppo verso il Circolo "Musica e Cultura"
della vicina Cinisi e successivamente verso Radio Aut, la cui ubicazione
venne appositamente decisa a Terrasini e la cui redazione era in buona
parte composta da ex-componenti del gruppo OM.
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Collettivo Femminista
All'interno
del Circolo Musica e Cultura molte ragazze cominciarono ad avvertire
l'esigenza di avere un loro spazio e di aprire momenti d'analisi sulla
loro condizione sul ruolo della donna nella società mafiosa, e, più
generalmente, nel sistema capitalistico: strumenti indispensabili
di riflessione alcuni testi, disponibili presso la biblioteca del
circolo "Musica e Cultura" come "Il secondo sesso", di Simone de Beauvoir
, "La mistica della femminilità", di Betty Friedman, "Noi e il nostro
corpo", edito da Feltrinelli, "Sesso contro sesso o classe contro
classe" di E. Reed, edito da Savelli, "Dalla parte delle bambine",
di E.Gianini Belotti, edito da Feltrinelli.. Era difficile e, per
molti aspetti impensabile che una quindicina di ragazze, in un paese
come Cinisi, si riunissero , si definissero "femministe" o osassero
addirittura esporsi con comizi in pubblica piazza. Il livello di repressione
cominciò ad esercitarsi attraverso la diffamazione: le componenti
del collettivo erano "buttane" o lesbiche o, in ogni caso, gente che
avrebbe fatto meglio a starsene a casa per accudire ai lavori domestici.
Le analisi del Collettivo riconsideravano il ruolo iconografico della
donna come "sacerdotessa" in scialle nero impegnata a subire e a trasmettere
ai figli il codice comportamentale mafioso, dall'omertà al servilismo,
allo spirito di vendetta, alla rassegnazione, all'aggressione, in
base ai rapporti di forza in campo; si notava come, per contro, molte
donne sono pienamente inserite nella cultura e nell'economia mafiosa,
con un ruolo centrale di protagoniste nei processi di accumulazione
di ricchezza e con la precisa volontà di conservare tale ruolo di
privilegio.
Nelle classi sociali inferiori il livello di subordinazione alle direttive
maschili si presenta invece soffocante, viene scartata ogni possibilità
di lavoro extradomestico, di impegno politico, di amicizie personali:
In un saggio d'allora è scritto: Altro mezzo d'imposizione di un ruolo
è dato dalla repressione: l'autoritarismo maschile è ancora una costante
del rapporto familiare. Normalmente il padre stabilisce ciò che la
figlia deve fare, quando deve uscire, chi deve frequentare, chi deve
sposare, come deve comportarsi, in che cosa credere: il matrimonio
rappresenta l'atto formale con cui il padre affida la figlia a un
altro uomo che avrà, accanto alle sue funzioni di marito, anche quelle
di padre. Basta dare un'occhiata all'interno della casa per osservare
certi modelli comportamentali, che dal padre passano direttamente
al figlio maschio, concepiti in termini di brutale comando, tipici
del padrone nei confronti del proprio dipendente: la consegna, pressocchè
obbligatoria, è quella di badare a preparare l'alimentazione, tenere
pronti e ben stirati i vestiti, pulire la casa, essere pronta a qualsiasi
ordine, quale può essere quello di andare a prendere le ciabatte,
il bicchiere d'acqua, la tazzina, o mettere a disposizione qualsiasi
parte del proprio corpo in qualsiasi momento di richiesta di soddisfazione
sessuale" ( Nota: S .Faletra:"La concezione e il ruolo della donna
nella società mafiosa" in" Quotidiano e immaginario in Sicilia" op.
cit. pag.92) Non meno significativa questa considerazione, tratta
da "Appunti per un dibattito", affrontato, all'interno del Circolo,
sul ruolo storico delle donne all'interno della famiglia, nella società
capitalistica: "Lo stato ha bisogno di sfruttare i lavoratori senza
che questi esplodano in ribellioni: ci chiede allora di far bastare
i salari nonostante l'aumento dei prezzi; di far trovare al marito
una casa "accogliente", una famiglia "serena", una moglie "disponibile":
l'uomo potrà riposarsi e accetterà di tornare ogni giorno al suo sfruttamento.
Lo stato ci chiede di far funzionare il nostro corpo solo per questo:
braccia, gambe, testa, sesso, sentimenti per soddisfare i bisogni
materiali e affettivi dei componenti della famiglia, per tenere in
piedi la macchina dello sfruttamento di tutti. Tutte le volte che
su queste richieste imponiamo i nostri bisogni complessivi, la macchina
s'inceppa.
Per noi si apre allora il terreno per costruire la nostra forza e
il nostro potere: noi imponiamo la dimensione dei nostri bisogni,
la nostra autonomia, ci confrontiamo con le altre donne che, come
noi, scontrandosi direttamente con lo Stato, nostro padrone, e con
i suoi strumenti di controllo, costruiscono le possibilità materiali
di un loro modo di vita" Nel luglio del 77 il Collettivo, assieme
ad altre ragazze del Circolo e del PCI di Terrasini, che preferivano
definirsi "Gruppo Femminile", anziché "femminista", organizzò lo spettacolo
teatrale "Le Streghe", recitato dal "Gruppo Romano Teatro Femminista":
la rappresentazione venne preceduta da questo volantino di presentazione:
"Chi sono le streghe? Sono state chiamate streghe quelle donne che
non hanno accettato passivamente il ruolo loro imposto da una lunga
tradizione che le vuole mogli e madri e che hanno preso una via diversa
da quella indicata e obbligata da chi, da sempre, detiene il potere
saldamente in mano. Ese furono perseguitate per un periodo che si
estese per oltre quattro secoli ( 1300-1700), partendo dalla Germania
e allargandosi a macchia d'olio, a tutta l'Europa. La "caccia alle
streghe" prese forme diverse in momenti e luoghi diversi, ma non perse
mai le sue caratteristiche essenziali, come quella di essere una campagna
di terrore scatenata e controllata dalla classe dominante e dalla
chiesa e rivolta contro la popolazione contadina di sesso femminile.
Quali erano tali delitti da provocare una repressione tanto violenta?
Tre sono le accuse che vengono fuori con maggiore evidenza: 1) Le
streghe venivano accusate di crimini sessuali contro i maschi. 2)
Erano accusate di essere organizzate. 3) Erano accusate di avere poteri
magici sulla salute: capacità di provocare il male e di guarirlo.
Ancor oggi, pur se non c'è la strage fisica di donne, la "Caccia alle
streghe" continua con metodi più sottili, contro ogni donna che tenta
di aprirsi un nuovo sentiero, vivendo la propria esistenza nei modi
a lei più congeniali. Per far sì che questa nuova consapevolezza abbia
una validità storica, noi donne vogliamo collegarci a quelle che nel
passato hanno lottato da sole contro il potere maschile. La rappresentazione
"Le streghe" si inserisce in questo tentativo di riappropriazione
della nostra storia di donne, finora repressa dalla cultura dominante"
( NOTA fondo pagina) : Tra i volantini prodotti dal "Collettivo Femminista
di Cinisi" citiamo: - "Lo spirito santo colpisce ancora", scritto
in occasione della violenza subita da Lucia Cilluffo, una ragazza
di 14 anni, figlia di pescatori, di Terrasini, afflitta da meningite
sin da bambina, violentata da "due vecchi porci" del luogo; - "Ancora
violenza sulle donne", scritto in occasione dello strupro subito da
Maria Gatto di Partinico - "Fuori le truppe russe dalla Cecoslovacchia"
scritto in occasione del decennale dell'occupazione della Cecoslovacchia
da parte delle truppe del Patto di Varsavia; - Il testo di un questionario
conoscitivo distribuito alle donne di Cinisi e Terrasini; - "Disoccupate
di Cinisi", allegato a un altro volantino informativo con indicazioni
per la creazione di un'organizzazione di base e con "Una valutazione
della legge di preavviamento al lavoro" ovvero la legge 285, che stanziava
1060 miliardi per la creazione di 400.000 posti di lavoro per i disoccupati
dai 15 ai 29 anni; - "Appunti per un dibattito (sulla famiglia e sul
ruolo delle donne) ", a cura del Circolo "Musica e Cultura", datato
27 marzo 1976; - " Appunti per un dibattito sull'aborto" a cura del
Circolo "Musica e Cultura", datato 8 aprile 1976. I testi dei documenti
sono disponibili, in originale presso l'archivio di Giovanni Impastato,
Corso Umberto I 220, Cinisi, o in fotocopia presso il Centro Siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15 Palermo
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Il
Collettivo antinucleare
Dalle
"ceneri" del Circolo "Musica e cultura", nei primi mesi del '78 nacque
il Collettivo Antinucleare, che sintetizzò il suo programma e la sua
analisi in un documento di 15 pagine dal titolo: "Le centrali nucleari,
ovvero, come mettersi la morte in casa".( NOTA: il testo integrale
è disponibile presso l'archivio di Giovanni Impastato, Corso Umberto
220 Cinisi).
Nel testo, in coerenza con la linea di controinformazione, si avanza
una critica durissima al programma energetico nazionale , sviluppato
su una previsione di crescita del fabbisogno pari a quella degli anni
50-60 ed è evidenziata la mistificazione delle cifre comunicate dalle
grandi multinazionali del petrolio. Si passano in rassegna i problemi
e i pericoli geologici relativi alla stabilità del sottosuolo, in
considerazione che "la centrale nucleare di Caorso è cominciata a
franare prima ancora di entrare in funzione". Si esaminano dettagliatamente
le cifre, gli investimenti, i risultati previsti, gli aspetti del
funzionamento delle centrali, il problema dell'eliminazione delle
scorie, quello dell'inquinamento radioattivo e termico, delle radiazioni
ionizzanti, si indicano le forme di energia alternativa, si rileva
che "l'uranio disponibile è valutato in circa 1,5 milioni di tonnellate:
con questa disponibilità si prevede che si potranno alimentare circa
400 centrali per 25 anni, poi basta", si arriva a una precisa conclusione:
"Bisogna tenere presente che il problema nucleare tocca non solo questa
o quella città, ma coinvolge direttamente tutta la popolazione nazionale.
Infatti la scelta fatta dall'imperialismo in campo energetico e imposta
a tutti i paesi alleati e specialmente all'Europa, mira a un maggiore
controllo politico sociale in questi paesi, oltre che a un più forte
insediamento economico, in quanto l'industria americana ha bisogno
di esportare le tecnologie nucleari". Il Collettivo preparò alcuni
pannelli sul tema ed elaborò uno spettacolo di animazione teatrale
per le strade di Cinisi e di Terrasini, simulando la morte nucleare
attraverso costumi e gesti che non mancarono di impressionare i passanti
e di porre qualche disturbo al traffico. Non ci furono altri sviluppi.
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